Prudente. Uomo che crede al 10% di ciò che sente, ad un quarto di ciò che legge e alla metà di ciò che vede.




giovedì 18 febbraio 2010

Italia: per l'Europa più preoccupante della Grecia!


In un intervista rilasciata per BloombergTv, l'economista canadese Robert Mundell, esperto di economia internazionale, premio nobel nel 1999 per la sua analisi della politica fiscale e monetaria in presenza di diversi regimi di cambio e delle aree valutarie ottimali (nonchè preconizzatore della moneta unica e sostenitore dell'ingresso in Unione Europea dell'Inghilterra), ha lanciato un grido d'allarme molto preoccupante per l'Italia. In realtà, più che per il BelPaese, i suoi timori erano rivolti al sistema Europa, al caso che, essendo costretto ad intervenire in un possibile salvataggio, venga distrutto tutto quanto si è costruito a partire dal Trattato di Roma del 1957. L'Italia, si sa', ha un elevatissimo debito pubblico e il suo default, in assenza di ripresa, potrebbe essere dietro l'angolo. Si pensi a ciò che potrebbe verificarsi qualora la BCE, sempre attenta alla stabiltà dei prezzi, vedendo un lumicino di ripresa cominciasse la sua exit strategy, drenanando liquidità dal mercato cominciando progressivamente ad innalzare il tasso di sconto. L'Italia, ancora lontanissima dall'uscita dalla crisi sarebbe a sua volta costretta a dover riconoscere un rendimento più elevato sui Titoli di Stato, e ciò potrebbe portare a tre ordini di conseguenze: 1) il problema sollevato dal premio Nobel, cioè la possibilità che in assenza di ripresa, l'Italia sia costretta a pagare "interessi su interessi". Cosa che, con un debito stimato di 1.800 miliardi (di cui non conosco quanto in scadenza nel 2010) non è ipotesi poi tanto remota da sostenere; 2) aggiungerei che, anche qualora la prima situazione sia in sè sostenibile (il debito Italiano inizia a crescere dall'Unità), gli investitori e i risparmiatori italiani, che finora, vuoi per bassa cultura finananziaria, vuoi per scarsa fiducia nel mercato, vuoi per affezione, si sono sempre rivolti ai titoli di Stato, iniziassero a rivolgersi ad altri mercati o altri prodotti, perchè ritenuti più profittevoli o addirittura più sicuri. Questa sorta di franchigia di cui per anni ci si è cullati finirebbe, con la conseguenza che le aste dei titoli pubblici andrebbero deserte. Un esempio al solito vale più di mille parole. Il Bond dell'azienda privata Enel in collocamento presso le banche in questi giorni ha avuto dai risparmiatori una richiesta più che tripla rispetto alla sua offerta, segno che le famiglie italiane stanno iniziando a vedere con maggior interesse le obbligazioni emesse dalle aziende (dopo i vari crack Parmalat, Cirio, Alitalia, ecc,) anche perchè ormai i titoli di Stato rendono troppo poco; 3) il fatto che l'Italia potrebbe essere fatta oggetto di speculazione e in questo caso non possiamo far altro che sperare che le Mani Forti vedano sempre altri lidi più profittevoli dove giocare al ribasso e al rialzo e non prendano mai a bersaglio l'Italia, altrimenti non si riuscirebbe più davvero a gestire la situazione.
La Grecia è un problema locale. Potrebbe andare in default, ma questo non avrebbe alcuna conseguenza sul resto dell'Europa o comunque non tali da portarla con sè. L'Italia è diversa. L'Integrazione Italiana nel sistema Euro è fondamentale e fare per essa ciò che si sta facendo per la Grecia potrebbe essere inutile. La sua situazione potrebbe cioè essere non salvabile.
Non so chi vedremo nei prossimi giorni in televisione, siamo in periodo di propaganda elettorale e forse nessuno potrà andare a sostenere le "proprie" verità. In tempi normali ci sarebbe stato il solito bla bla bla dei vari ministri e deputati: chi afferma che i conti pubblici italiani sono sotto controllo, chi dice che questa è la riprova che l'Italia non sta facendo nulla per uscire dalla crisi, chi dice che questo è la riprova che l'Italia sta facendo meglio degli altri perchè sta tenendo il debito fermo. Per quanto mi riguarda non sono affatto sorpreso, ciò che ha affermato Mundell è l'estremizzazione di un caso emblematico che come iniziato nel 1861, continuerà ancora per molto tempo a contrassegnarci. Per questo, non posso far altro che richiamare quello che ho già ribadito in un precedente post su questo Bolg, cioè il fatto che, la crisi doveva essere occasione per eliminare quello che non và e uscirne con un Italia più equilibrata pronta ed agganciare la ripresa alle prime timide avvisaglie, eliminare la spesa improduttiva e avere il coraggio di far crescere la spesa, se necessario, per porre le basi della ripresa. Cosa che sicuramente non vedremo perchè "chi di dovere" sicuramante prenderà questo dato come l'ennesima conferma al fatto che bisogna tenere fermo il debito ovvero la riprova che non fare nulla vuol dire fare bene, non capendo che se non ci si rimette in moto, il debito pubblico sarà esso stesso causa ed effetto di altro debito pubblico. Sono questi i momenti in cui si dovrebbe vedere il ruolo della politica e la sua capacità di farsi "imprenditore" altrimenti non ha nessun senso che trattenga il 45% di quello che guadagnamo. Ahimè, all'ordine del giorno adesso ci sono le intercettazioni! Poveri noi.

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