Prudente. Uomo che crede al 10% di ciò che sente, ad un quarto di ciò che legge e alla metà di ciò che vede.




venerdì 19 marzo 2010

Parola d'ordine: Investire informati (sui prodotti e su se stessi)!


Il primo mito da sfatare quando si decide di investire i propri risparmi nei mercati finanziari è quello di credere che esistano prodotti privi di rischio. Esistono varie gradazioni di rischio, ma mai pari a zero. Spesso quando ci rechiamo in banca o dal promotore la richiesta più comune è che il "capitale sia garantito", ebbene: nulla è garantito sui mercati finanziari. A dire il vero il rischio non viene eliminato nemmeno se il capitale si nasconde sotto il materazzo (ladri permettendo), in quanto l'inflazione ne erode il valore ed in questo caso l'investimento, più che esporre, fronteggerebbe il rischio della perdita del potere d'acquisto. Il rischio come nella vita è sempre dietro l'angolo e se non può essere annullato, può essere tutt'al più contenuto; e, per essere contenuto deve essere conosciuto. Il rischio, (soprattutto) è inversamente proporzionale al grado di cultura finanziaria dell'investitore. La prima regola di un buon investimento è sapere in cosa si investe e perchè si investe. Non c'è peggio di andare diretti col portafoglio in banca e farci consigliare. Bisogna conoscere, informarsi, studiare, fare conti, confronti e riscontri. E' semplice. Quando si vuole affittare una casa, comprare un'auto o un elettrodomestico si consultano riviste specialistiche, si gira per concessionarie, e in ogni caso si ha quasi sempre in mente cosa si cerca. Almeno a grandi linee. Raramente siam usciti per comprare una panda nuova e siam tornati con un mercedes usato. Quando fissiamo l'obiettivo sappiamo quanto possiamo spendere, cosa dobbiamo farci, quanto tempo la terremo prima di cambiarla e quando dovremmo fare i primi controlli, tagliandi, ecc. Lo stesso allora deve essere per il prodotto finanziario. Spesso (specie da qualche anno) si sono moltiplicati i casi in cui ci si recava in Posta per comprare un Buono Fruttifero o accendere un Libretto di deposito risparmio e si tornava a casa con un Fondo monetario; o in Banca per comprare un obbligazione e si finiva per comprare un prodotto strutturato. Si deve aver ben chiaro cosa si cerca dall'investimento e sostanzialmente quantificare: 1) quanta parte delle mie disponibilità sto investendo; 2) quanto ne potrebbe servire nel breve futuro ; 3) quanto sarei disposto eventualmente a perderne (nessuno spera in ciò, ma è necessario per disinvestire in tempo); 4) quanto tempo ho da dedicargli. Dunque ogni investimento va legato ad un preciso profilo. Faccio un esempio su cui scherzavamo qualche giorno fa con un amico promotore. Le persone, in generale le famiglie, sono avverse al rischio per definizione, ma l'avversione non dovrebbe sfociare nell'inerzia. Capita spesso infatti che in vista di un futuro esborso (comprare auto, casa, celebrare un matrimonio) si mantengano sul conto corrente in forma liquida cifre, anche ingenti, che a volte rimangono infruttuose per anni. La durata del vincolo è fondamentale in questo ambito. Sempre più spesso sento dire: - non vorrei vincolarmi per troppo tempo "non si sa mai" e si finisce con l'entrare in un investimento di breve termine, con scarso rendimento e ritrovarsi, a scadenza nel medesimo punto (di partenza) a dovere scegliere un nuovo impiego, quando si sarebbe potuto guardare, invece, ad un orizzonte più lontano e godere di un rendimento a scadenza più elevato oppure di una buona rendita.

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