Prudente. Uomo che crede al 10% di ciò che sente, ad un quarto di ciò che legge e alla metà di ciò che vede.




lunedì 8 febbraio 2010

Errare humanum est, perseverare diabolicum! Atto Primo


Seguivo ieri una trasmissione rai che parlava di privatizzazione dell'acqua. Dato che in Italia, a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, ho approfittato della domenica per documentarmi. Conoscevo già l'esistenza di un D.L. del 2008 in materia, ma non pensavo che il passaggio a legge sarebbe passato tanto inosservato, visto lo scalpore che creò la sua approvazione (contrarietà della Lega Nord, forte opposizione dell'Italia dei Valori, migliaia di comitati in tanti Paesi che subito dopo si vennero a creare). Eppure davanti al voto di fiducia, la Lega ha dovuto arrendersi è questa è purtroppo la realtà. La legge di conversione del D.L. 135 del 2009, stabilisce che tutti i comuni e le province che gestiscono in proprio il servizio idrico, dovranno entro il 31 dicembre 2011 esternalizzarlo. La legge recepisce un direttiva europea recante "Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee" che, stante la lettera della stessa, servirebbe a "favorire la più ampia diffusione dei principi di concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione di servizi di interesse generale in ambito locale, nonché di garantire il diritto di tutti gli utenti alla universalità ed accessibilità dei servizi pubblici ed al livello essenziale della prestazione". La questione, dal mio punto di vista, non è di tipo ideologico. Non riguarda il dibattito se l'acqua sia o meno un bene pubblico o una merce (da che mondo e mondo, l'acqua, pur bisogno primario, si paga, quindi chiamatela come volete, ma se ha un prezzo, o è una tassa, o una merce). Il fatto è che, se la gestione fosse effettuata in modo efficiente ed economico (non penso che qualcuno dubiti a riguardo), il problema non avrebbe nemmeno da porsi, dato che sarebbe ininfluente pagare ad un ente pubblico 100€, anziché pagarlo ad un privato per ottenere il medesimo servizio. I cultori del liberismo sfrenato avranno ovviamente da dissentire date le posizioni sull'efficienza delle regole dell'economia di mercato grazie alle quali stiamo pagando le conseguenze. Il vero problema è che in tre righe viene fuori un conflitto di interessi grande come una casa. Ogni singola parola fa a pugni con le altre. La domanda è: come può garantirsi l'universalità del servizio e l'accesso a tutti, se la gestione viene affidata a società private, per definizione ispirate a conseguire un profitto e di certo non a criteri solidaristici? ... segue
Li Gioi Giovanni

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