Prudente. Uomo che crede al 10% di ciò che sente, ad un quarto di ciò che legge e alla metà di ciò che vede.




venerdì 5 febbraio 2010

Guerra di Cifre! Atto Primo


Un esempio di come i dati numerici possono essere utilizzati "in base alle esigenze". Giorni fa su una trasmissione rai, un ministro della Repubblica affermava che sui numeri non si può mentire (a proposito di un rallentamento della disoccupazione). Verissimo. Ma occorre capirne il signicato. Se parliamo di tasso di disoccupazione occorre sapere che esso è una percentuale data dal rapporto tra: (Persone in Cerca di Lavoro/ForzaLavoro)*100. Se il valore del numeratore è intuibile, lo è un pò meno il denominatore. Dunque occorre soffermarcisi un po'. Il valore della Forza Lavoro è composto da: Occupati + Persone in Cerca di Lavoro. Va da sè che, se non esistono Persone che Cercano Lavoro, il tasso di disoccupazione è zero. Ebbene ciò non vuol dire che sono tutti occupati, ma solo che non c'è gente che cerca lavoro, appunto. Paradossalmente, il tasso di disoccupazione diminuisce, anche se il numero di occupati diminuisce e diminuisce allo stesso tempo il numero di PCL. Per chiarire: D=PCL/FL=PCL/PCL+O. Se O=3000 PCL=1000, Tasso=1000/4000=25%. Si ottiene lo stesso risultato con una occupazione dimezzata PCL= 500, O=1500, Tasso=25%. Ad aggravare la situazione sta il fatto che in periodi di bassa occupazione, perchè congiunture di crisi o recessione, un grande numero di persone esce dal calcolo della forza lavoro perchè scoraggiata o si dichiara casalinga, inabile, studente (che lavorerebbe, avendone la possibilità), o perchè non risulta più in cerca di lavoro da due mesi; o, ancora, non rientra nelle statistiche ufficiali. Ciò non fa altro che aumentare le ambiguità dei dati. Dunque, ben diverso l'effetto se ci viene detto che il tasso di disoccupazione è aumentato "solo" dello 0,3 piuttosto che l'occupazione è diminuita dell'8%.

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