Prudente. Uomo che crede al 10% di ciò che sente, ad un quarto di ciò che legge e alla metà di ciò che vede.




venerdì 25 giugno 2010

Quando non è il galateo ma i Tribunali a dettare il savoir faire‏


Ovviamente ci scherziamo un po’ su, (anche se da scherzare c’è effettivamente poco), ma dopo la brutta figura ieri della nostra nazionale, è pure lecito.

Pare che ormai in caso di scatto d’ira, prima di apostrofare malamente il nostro interlocutore o chi ci abbia inflitto uno sgarbo, più che alla regole dettate dalla buona educazione e del galateo, dovremmo stare attenti alle massime di Tribunali e Supreme Corti, per non rischiare di dover andare a dare spiegazioni davanti ai magistrati.
Ma la cosa non è semplice, poichè diventa ogni giorno più difficile districarsi tra ciò che è lecito dire e cosa non lo è, e dato che le varie sentenze non fanno altro che confermare il vecchio adagio che la legge è sì uguale per tutti..ma tutti siamo uguali in modo diverso.

Ed allora scatta la punizione per l’ espressione offensiva pronunciata in un ufficio pubblico da una dipendente verso un superiore gerarchico (sentenza fresca fresca), l’offesa del superiore verso il subordinato (2009) o, ancora, dal carabiniere che dà dello “strxxo” all’automobilista fermato a circolare in automobile senza patente.
Al contrario, invece, pare potersi dare del “bugiardo” in aula di Tribunale ad un consulente ed allo stesso tempo si può dire “non fare il Napoletano”. Si può dare del “deficiente” e si può anche dire “non rompere i "Cxxxxxxi” in una lite tra studenti.
Ma attenzione, non usate mai questi ultimi “attributi” per far scendere dall’auto chi vi ha tamponato, perché in quel caso potreste essere condannati … ma solo se non scende!
Dunque, pensate che potrebbe essere condannato l’uomo politico che prende per “C” la metà della nazione intera che non lo vota?

http://www.youtube.com/watch?v=Shre4CMbigI

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